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Ecco il racconto della mia Ultracycling Dolomitica: massacrante competizione di Ultracycling di 585 km, 15 mila metri di dislivello e 15 passi da scalare. Il tutto a soli 15 giorni dalla conclusione del Tortour Switzerland

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LA VIGILIA

La mia Ultracycling Dolomitica nasce il giorno dopo la grande ingiustizia per la vittoria amputata del Tortour Switzerland. Ricordo la tristezza di quei momenti, la rabbia e la voglia di rimettermi subito in pista. Qualcuno afferma che quando subisci un grande torto, la prima cosa che dovresti fare e' tornare in strada per mettere in chiaro le cose. E così e' stato. Devo dire grazie ai ragazzi del mio team che, anziché tirarsi indietro dopo le grandi fatiche svizzere, mi hanno dato la piena disponibilità. Un paio di telefonate agli sponsor e in men che non si dica il progetto Dolomitica era sulla mia scrivania. Ora non restava che attuare tutti gli accorgimenti possibili per far si che i soli 15 giorni di recupero bastassero per presentarmi al via con una condizione accettabile. Chiunque altro si sarebbe tirato indietro. In fin dei conti la stagione era stata comunque positiva. Ma c'era una voce che mi chiedeva di andare sulle Dolomiti per recitare l'ultimo splendido atto di un 2014 cui non potevo chiedere di più. Così, d'accordo con Fabio, ho staccato gli allenamenti per una settimana dedicandomi solo al recupero. Qualche richiamo di forza e un ultimo allenamento in salita per potermi dire pronto e in poco tempo la vigilia era già li, ad aspettarmi dietro l'angolo.

ucdolomitica vigilia

 

LA PARTENZA

Alla partenza sapevo di avere buona parte degli occhi puntati addosso e qualche favore del pronostico anche se, tutto sommato, arrivavo poco brillante al via. Sui blocchi l'emozione era tanta: rimettermi in gioco così presto era una bella sfida e una scommessa che ero intenzionato a vincere.

ucdolomitica partenza

 

 

I PRIMI KM: VERSO LE DOLOMITI

I primi 30 km completamente piatto sono serviti per prendere il ritmo. Fedele alla mia filosofia parto subito con un buon ritmo a caccia dei due atleti partiti prima di me. Inaspettatamente raggiungo anche uno dei favoriti, l'ex pro Marzio Bruseghin, prima di Combai, dove ha inizio la salita di Madean Pianezze. Qui inizia una lunga fase di studio mentre riprendiamo alcuni dei corridori partiti prima. Lo stesso succederà sulle due salite successive, il Monte Tomba e il Grappa dove, purtroppo, a causa di una foratura sono costretto a lasciar andare via Marzio. La successiva discesa e il falsopiano verso l'attacco del Passo Brocon preannunciano ciò che sarà. Una lunga battaglia dove i principali favoriti sono tutti racchiusi in un fazzoletto. All'attacco del Brocono la situazione è la seguente: Marzio Bruseghin in testa, io inseguo a 2 minuti e, ad altri 3, Ralph Diseviscourt tallonato dal tedesco Rainer Steinberger. Con mia grande sorpresa, sul Brocon, vengo raggiunto dal tedesco, autore di una sorprendente e strana rimonta. Una volta raggiunto inizia una lunga fase di studio. Voglio capire come va e quali sono i suoi eventuali punti deboli. Il tedesco procede in maniera strana, scattando e rialzandosi subito dopo, dai team dietro di noi arrivano i primi sospetti circa i suoi tagli di percorso. Non mi curo della cosa, mi dico che, tanto, la corsa è lunga e i reali valori usciranno fuori sicuramente. In cima al Brocon arriva anche il forte lussemburghese Ralph Diseviscourt e in 3 rimaniamo all'inseguimento di Bruseghin, sempre solitario al comando. All'attacco del Manghen (salita che conosco benissimo) inizio ad intravedere le luci dell'ammiraglia di Marzio ed è qui che decido di rompere gli indugi, staccando i miei due compagni d'avventura e ponendomi all'inseguimento di Marzio. Sta calando la notte, le luci del tramonto annunceranno quella che sarà una lunga battaglia notturna sui passi storici delle Dolomiti

ucdolomitica bruseghin difelice

(foto S.Gamper)

 

LA LUNGA NOTTE DOLOMITICA

Come nostro solito, la discesa notturna diventa un trampolino di lancio ideale: mi sento molto bene e grazie alle traiettorie disegnate dietro di me dalla scia dei fari dell'ammiraglia, guidata dal fido Marco Sias, aumento il divario sui miei diretti inseguitori. Del tedesco non vi è più traccia, mentre Ralph nel fondovalle fiemmese si riavvicina a me, ed insieme attacchiamo il San Pellegrino. Su questa salita lo lascio andar via, il suo ritmo è troppo elevato per me, e davanti ho ancora tante, troppe salite, per sperare di iniziare ora ad aprire il gas seriamente. In realtà non mi accorgo che questo sarà solo il preludio di una brutta crisi che, dopo il Fedaia, esploderà in tutta la sua durezza lungo le rampe abbordabili del Pordoi. Qui, come si dice in gergo, si spegne "la luce". Inizio ad avanzare lentamente, mi sento completamente vuoto, incosciamente mi assalgono tanti pensieri, ed affiora la stanchezza post-Tortour che un pò tutti noi avevamo predetto. Qui entra in gioco il ruolo del mio team. Mi fermo una prima volta e poi una seconda. Mi siedo in macchina, parcheggiati nel buio più totale del bivio tra Sella e Pordoi. Nonostante il sacco a pelo e il rifornimento abbondante ho i brividi di freddo. Rimango da solo con Sara che mi accudisce, mi accarezza i capelli e mi dice delle parole di conforto. Mi esorta a non mollare, dicendomi che non devo dimostrare nulla a nessuno. Che sono qui solo per me, è una scommessa che ho fatto e devo vincerla. In questo momento so che potrei mollare, d'altronde la mia stagione è stata ben al di sopra delle aspettative iniziali. Sale in macchina anche Fabio, mi mette una mano sulla spalla e mi chiede quali siano i miei fantasmi. Non riesco a capirlo, apparentemente è un problema fisico ma in realtà, la mia mente, ha smesso di voler faticare. Poi accade l'impensabile. Mi scatta una molla nella testa, proprio quando il ritiro sembra l'unica opzione possibile. Dico ad alta voce che, se siamo qui, è solo "colpa mia". Nessuno mi obbligava a farlo. Dentro di me ripeto, come un mantra, questa frase "sei il vincitore del Tortour, alzati e combatti. I reduci delle ultra di agosto sono tutti in vacanza, tu hai scelto di essere qui. Per cosa? Per chi? Alzati e pedala!" In quel momento mi vesto, scatto giu dalla macchina proprio quando sopraggiunge il giovane e forte scalatore belga Elias Van Hoeydonck. Cerco di tenerlo come riferimento ma il motore è ancora ingolfato dalla sosta. Tuttavia non mollo e sull'ultimo tornante del Pordoi lo raggiungo nuovamente. Sono in quinta posizione ma il podio è ciò che desidero di più. Smetto di far calcoli e mi getto in discesa. Sul Campolongo do il meglio di me e stacco il belga, planando sulla Val Badia in quarta posizione. Qui riaffiorano tanti bei ricordi della mia adolescenza, le prime gite dolomitiche da bambino e le tante Maratone dles Dolomites pedalate. Sul Valparola vedo nascere il sole, riaffiorano nuovi pensieri ma mi convinco a scacciarli via. Il Giau è un esercizio di forza mentale che dovrò sostenere sino al Duran. Sono quarto e il podio sembra lontano, ma davanti so che qualcuno potrebbe saltare (e la condotta di gara del tedesco potrebbe essere sanzionata visti i richiami inviati da più team al seguito dei concorrenti per condotta sleale). Al tempo stesso, però, dietro di me il belga non molla. Quel ragazzo è veramente tosto!

ucdolomitica alba

 

LA CRISI DEL NEVEGAL E IL VOLO SUL CANSIGLIO

Le energie, ormai, sono ridotte al lumicino. Sto dando fondo ad ogni goccia di forza residua. Mentalmente è un esercizio di forza e tenacia che non pensavo di possedere. Sul Nevegal mi assale una crisi ai limiti del mistico. Salgo veramente piano, non è da me una simile andatura, neanche dopo 24 ore di gara. Qualcosa deve cambiare, altrimenti rischio di non arrivare in fondo! All'attacco dell'ultima salita, il Cansiglio, mi urlo a bassa voce "tira fuori gli attributi, fai l'Omar che sai essere in salita!". Non so cosa accada dentro di me, ma riesco a calare un dente e a fare i primi 5 chilometri di salita con la mia andatura. In piedi sui pedali, aggredendo la strada anzichè subirne la pendenza. So che Elias è dietro di me a circa 15-20 minuti, e basta poco per farsi riprendere. Così insisto ancora, e, complice anche un temporale di forte intensità, scollino anche il Cansiglio tenendo a debita distanza il mio inseguitore. Gli ultimi chilometri sono una passerella che mi regala gioia e felicità. Sto chiudendo da vincitore la mia personalissima scommessa: 2 ultracycling marathon ad alti livelli in soli 15 giorni. Una cosa che non credevo possibile. All'arrivo vengo festeggiato anche dal team di Marzio anche se l'abbraccio più sentito è quello con Marco prima e Sara poi. In un secondo momento arriva anche Fabio e le sue parole sono quanto di più bello potessi ricevere a fine gara. So che la sua stima è reale, mi ha visto soffrire e dare l'anima. Forse è la prima volta in una stagione in cui sono stato sempre vincente e protagonista, in cui devo dar fondo a queste energie.

ucdolomitica team

Al termine della competizione e dopo gli accurati controlli sui GPS di tutti gli atleti, verrà squalificato Rainer Steinberger per condotta di gara contro il regolamento. Regolamento infranto nella voce riguardante l'obbligatorierà dell'utilizzo del casco in ogni fase della corsa e l'obbligatorietà di rispettare la traccia GPS. Il tedesco ha tagliato il percorso ripetutamente e in più punti oltre a non aver indossato sempre il casco.

Alla luce di ciò e di una lunghissima battaglia siamo nuovamente sul podio. Una gioia immensa per me e per i miei ragazzi senza i quali, ancora una volta, tutto ciò non sarebbe stato possibile!

 


CLASSIFICA ULTRACYCLING DOLOMITICA (primi 5 atleti categoria Solo)

 

1 - Ralph Diseviscourt

2 - Marzio Bruseghin

3 - Omar Di Felice

4 - Elias Van Hoeydonck

5 - Matteo Ferrara

 

FILE UFFICIALE SU STRAVA - RACE DATA

 

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